Una delle maggiori tensioni e preoccupazioni degli studenti universitari che stanno per concludere il loro percorso universitario è quello di ottenere un voto alta, spendibile in contesti lavorativi dopo la laurea stessa.
Molto spesso il voto di laurea è visto come predittivo della possibilità di assunzione. Ma è davvero così?
L’articolo di oggi serve proprio per fare chiarezza.
Prima di tutto il consiglio che mi sento di darti è quello di capire esattamente qual è il tuo voto di partenza universitario. Puoi trovare più info sull’articolo sui voti universitari sul blog www.studentetop.it, nel quale ti spiega come calcolare la tua media universitaria per capire da che votazione partire per la sessione di laurea.
Molti studenti si domandano se sia meglio laurearsi velocemente e sacrificare il voto di laurea oppure se impiegare più tempo (generalmente un anno in più in media) ma prendere voti alti e rifiutare i voti bassi.
La risposta a questa domanda non è univoca e dipende da studente a studente a seconda della propria situazione e dei propri obiettivi personali.
Siamo convinti però che sia possibile fare entrambe le cose se si pianifica correttamente la sessione d’esame e il tempo di studio.
Ma la domanda vera è: serve il voto di laurea in un contesto lavorativo?
Devo davvero “sbattermi” così tanto e fare tutto alla perfezione per poter ottenere un posto di lavoro (o una posizione di lavoro) migliore rispetto a quella a cui potrei ambire senza un voto eccellente?
Dipende, la risposta anche qui è nel mezzo. Vediamo come la pensiamo nei prossimi paragrafi.
Il voto di laurea serve ancora?
Sul sito www.tpi.it la notizia di qualche giorno fa è la volontà da parte del governo vigente di eliminare il 110 e lode come voto necessario per accedere a una serie di concorsi.
Cosa significa questo? Il voto di laurea è ancora poco importante. Non proprio.
A nostro avviso la vera differenza nella possibilità di assunzione futura è caratterizzata dall’avere queste 3 caratteristiche insieme:
- Voto di laurea alto
- Essere giovani
- Avere esperienze lavorative.
Questo, per un datore di lavoro è considerato “l’optimum di assunzione”. A parità di queste caratteristiche, verranno scelti soggetti che rispecchiano tutti questi aspetti.
A parità voto di laurea, meglio esperienza o no?
Non sempre è così, ma nella maggior parte dei casi un datore di lavoro preferisce avere nella sua azienda uno studente che ha già maturato esperienza in contesti lavorativi, rispetto a uno studente che invece non ha avuto esperienza.
Laddove si decidesse di prendere una figura con meno esperienza è perché si vuol far fare un percorso di formazione interno e, alcune volte per pagarlo di meno (purtroppo ancora succedono queste cose invece di parlare di meritocrazia).
A pari esperienza, meglio un voto di laurea alto o no?
Dipende. Soprattutto nelle grandi multinazionali, il voto alto è preso in considerazione perché denota un’importante organizzazione del sapere e una corretta applicazione sugli studi e, quindi, sul modo in cui si approccia il proprio lavoro.
In contesti più piccoli invece, valgono molto più le competenze tecniche, in quanto all’interno dei contesti aziendali la divisione delle mansioni è meno sviluppata e strutturata.
In conclusione: voti universitari e lavoro?
Spero di averti fatto capire quanto conta il voto di laurea sulla futura possibilità di assunzione.
Ti ricordo che, se sei uno studente ai primi anni ti consiglio comunque di concentrarti sul prendere buoni voti in quanto man mano che vai avanti col percorso universitario sarà sempre più difficile spostare la media ponderata in alto.
Se invece sei uno studente a fine percorso universitario, ogni singolo voto universitario conta. Prenditi il tuo tempo, pianifica esattamente il tuo studio e, soprattutto, tieni sotto controllo costantemente la media!
