Il quokka è un piccolo marsupiale stabilmente insediatosi in una ristretta zona dell’Australia (Rottnest Island) e molto somigliante ad un canguro bonsai. Le sue dimensioni sono quelle di un comunissimo gatto reso ancora più simpatico dalle mille smorfie che fa con il musetto.
Questo animaletto non disdegna la compagnia umana ed anzi è spesso molto incline a fare amicizia con qualunque essere vivente gli capiti a tiro, uomo compreso. Tuttavia, dato che si tratta di una bestiola da salvare dal rischio di estinzione, le rigide (e giuste) leggi australiane impediscono a chiunque di interagire con questo animaletto. Chi venisse beccato a dargli del cibo ad un quokka o a prenderne uno in braccio, potrebbe essere ammonito se non addirittura ricevere una bella multa.
Caratteristiche del quokka
Questo piccolo marsupiale non è per nulla pericoloso. Solitamente la sua folta pelliccia assume delle tonalità che vanno dal grigio al marrone, si nutre essenzialmente di piante e frutti ed ha deciso di invertire i normali bioritmi per vivere la notte e ronfare beatamente durante il giorno.
Capace un tempo di riprodursi praticamente tutto l’anno, adesso i piccolini nascono soprattutto a fine estate, ciò perché le gravidanze delle quokka avvengono adesso soltanto nel momento in cui è più probabile reperire in natura alimenti ricchi di rame.
Il sorriso del quokka
Dato che non c’è altro modo legale per interagire con questi simpatici marsupiali, i turisti sono soliti scattare loro delle foto. I quokka, con tutta la socievolezza che li contraddistingue, non battono ciglio e anzi sembrano quasi mettersi in posa. Non è raro che questi animali vengano immortalati mentre muovono il viso accennando una sorta di inconsapevole sorriso. Da qui l’idea di ribattezzare il quokka “animale più felice del mondo“.
Diminuzione dei quokka
La popolazione di quokka ha registrato una brusca diminuzione all’incirca negli ultimi decenni dell’800. La colpa, tanto per cambiare, sarebbe dell’uomo che, mutando come da prassi i preziosi equilibri naturali, ha scelto di introdurre a Rottnest Island delle colonie di volpi. Il povero quokka, come se già non bastasse dover affrontare quotidianamente il dingo (arrivato nel nuovissimo continente più o meno 3000 anni addietro, ancora una volta per mano dell’uomo), si è così trovato a spartirsi gli alimenti, con le volpi che, in caso di necessità, non esitano a dargli persino la caccia.
Agricoltura
Un altro fattore che ha seriamente messo in discussione l’esistenza della specie è stato poi lo sviluppo agricolo. Il disboscamento di alcune aree e, di certo, nessun contadino esiterebbe a cacciare un piccolo quokka intento a procurarsi del cibo sgranocchiando le primizie del suo orto.
Gli incendi
A tutto questo infine bisogna aggiungere l’incredibile mole di incendi che negli ultimi anni ha purtroppo interessato il paese, nonché la bonifica di molte aree palustri. Se l’uomo avesse rispettato un po’ di più la natura, molto probabilmente questo piccolino non sarebbe a rischio di estinzione. L’abitudine del quokka di proteggersi dai pericoli incombenti semplicemente raggomitolandosi sino a formare una palla di pelo, in questi casi non è servita a molto.
Cattiveria dell’uomo
Anzi, esempio lampante questo dei vertici a cui può arrivare la cattiveria e la stupidità umana, gli ha persino nuociuto. Molti studenti infatti alla fine degli anni ’90 hanno pensato di dar vita o di aderire all’assurda moda del quokka soccer. I ragazzi, approfittando della posizione a palla adottata dal marsupiale per difendersi dai pericoli del mondo, calciavano per tradizione alla fine dell’anno scolastico tutti gli esemplari che gli capitavano a tiro. In questa barbara maniera sono morti, tra atroci sofferenze, centinaia di dolci ed innocui esemplari.
Preservazione del quokka
Per porre rimedio al brusco decremento della popolazione, dovuto come è evidente all’azione più o meno consapevole dell’uomo, sono stati quindi varati dal Dipartimento dell’Ambiente dell’Australia dei piani di conservazione studiati ad hoc per la preservazione del quokka. Soltanto in questi ultimi anni l’animaletto, tuttora considerato dalla IUCN (acronimo per International Union for the Conservation of Nature) una specie vulnerabile ma per fortuna non più tanto prossima ad estinguersi, comincia finalmente a ripopolare le selvagge distese boschive australiane.